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Jean Baptiste Louis de Thesacq, poi conosciuto come J.D.T. de Bienville (1726-1813), medico e autore di numerosi trattati, fu anche l'inventore del termine "ninfomania". Il vocabolo nasce appunto dal titolo dell'opera da lui pubblicata nel 1771 e qui riproposta nella prima traduzione italiana apparsa a Venezia nel 1786. Per coniare il termine Bienville ricorse alle mitologiche ninfe, divinità della natura il cui culto si svolgeva all'aperto o in piccoli santuari (ninfei). Esse, tuttavia, erano anche note per apprezzare l'amore dei mortali. Il medico francese attribuì a quest'ultima caratteristica, portata all'eccesso, un valore patologico e parlò di "ninfomania". La medesima è definibile come ipersessualità femminile (c'è anche la meno ricordata equivalente maschile, la satiriasi). Entrambe, comunque, stanno a indicare l'ossessiva ricerca di partner sessuali, senza che a essa si possa strettamente legare la ricerca del piacere. Il testo di Bienville è il documento di un'epoca più che l'analisi scientifica di un problema. E resta un'interpretazione settecentesca della sessualità, figlia per molti aspetti delle ricerche illuministiche, che poi riuscirà a influenzare, oltre il sentire comune, anche la letteratura, soprattutto quella ottocentesca.